Pensieri di un laico

Appello all'Italia della ragione

di Italico Santoro

Per un lungo periodo di tempo – gli anni della cosiddetta prima repubblica – l'equilibrio politico italiano fu assicurato, oltre che dai due maggiori partiti (la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista), dalla presenza di alcune forze "intermedie", di ispirazione laica e riformista, che svolsero una preziosa funzione di moderazione e di modernizzazione.

Furono determinanti fin dall'inizio in alcune scelte di fondo: l'adesione dell'Italia all'Alleanza Atlantica e alle prime intese europee, la liberalizzazione degli scambi, l'avvio della politica meridionalista. Contribuirono in seguito alla modernizzazione civile del paese, con la riforma del diritto di famiglia, l'introduzione del divorzio e dell'aborto, la modifica della legislazione tributaria. Ebbero sempre, nei momenti critici della nostra storia, una ruolo che fu contemporaneamente di stimolo e di equilibrio, evitando che il paese precipitasse nelle guerre ideologiche ma anche che si impantanasse nelle paludi conservatrici.

A riconoscerne la funzione fu lo stesso Alcide De Gasperi, che nel 1948 – dopo la vittoria elettorale netta della Democrazia Cristiana, che aveva conquistato la maggioranza assoluta in Parlamento – ritenne indispensabile l'apertura alle forze laiche. Forze che – per riprendere l'articolo scritto trent'anni fa su "Repubblica" da Eugenio Scalfari in occasione della morte di Ugo La Malfa – cercavano di costruire "l'Italia della ragione a dispetto di quanto attorno a loro continuava ad accadere tra sbirri, frati, lazzari e camorristi".

Queste riflessioni ci tornano alla mente oggi e ci vengono suggerite da quanto accade attorno al ricordo di Eluana Englaro. L'Italia dimostra di non essere molto diversa da quella in cui Ugo La Malfa e gli altri laici avevano sviluppato la loro azione politica. Semmai, di essere peggiore. Venuta meno – con l'adozione dello schema tendenzialmente bipartitico – la funzione moderatrice e modernizzatrice delle forze "intermedie", si sono liberate tutte le contrapposizioni, tutti gli ancestrali fondamentalismi, ha ripreso vigore un sanfedismo che sembrava archiviato per sempre. E mentre il mondo si interroga sulle modalità per uscire dalla crisi noi ci consumiamo nelle guerre di religione. Il vaso di Pandora si è aperto e tutti i veleni, una volta liberati, rischiano di corrompere quanto ancora di vitale c'è nel paese.

Con le forze laiche messe in angolo si è indebolita anche l'Italia della ragione; e si è affievolita la voce del cattolicesimo liberale. E' successo, insomma, quello che temevamo quando negli anni della prima repubblica, a chi tra i nostri amici sosteneva il bipartitismo, eravamo costretti a rispondere: ma immaginate voi un'Italia divisa tra democristiani e comunisti, assoluti padroni del campo? Oggi non ci sono più né democristiani né comunisti, ma il paese si è diviso ugualmente tra guelfi e ghibellini, spesso simili tra di loro nella proposta politica ma divisi da odi personali, da lotte di potere, da scontri di camarille.

A questa Italia rissosa ed urlante, che sembra avere imboccato la strada per uscire dalla storia, bisogna tornare a contrapporre "l'Italia della ragione". E' il compito non solo di quanto resta delle forze laiche, liberali, riformiste, ma anche di quanto c'è ancora – anche al di fuori della politica – dell'Italia che vuole essere moderna e civile. Riprendendo da subito, e insieme, un percorso che inizia già con le prossime elezioni europee. Prima che sia troppo tardi, prima che il vaso di Pandora, aperto da apprendisti stregoni, divori l'intero paese.